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Il fotografo Alexander Vasukovich, residente a Minsk, ha attirato la mia attenzione con un progetto sulla violenza domestica in Bielorussia. All’epoca stavo seguendo un suo lavoro, One out of every three women (Una ogni tre donne). Il progetto è un ritratto profondo ed empatico della questione ed è incentrato su un rifugio per donne a Minsk. Avrebbe avuto più senso se questo lavoro fosse diventato un argomento di discussione in Russia, dove i legislatori locali hanno recentemente dato il via libera alla violenza domestica con un progetto di legge che la declassa a reato minore.
Tuttavia, è stato un altro lavoro di Alexander che ha attirato l’attenzione dei media. Nel 2016, il suo Commemorative Photo ha vinto il primo posto nella categoria Conflict del contest DirectLook ed è stato esibito al Sakharov Center a Mosca. Un gruppo di attivisti filo-Cremlino ha attaccato il luogo e coperto le immagini di vernice a spray rossa. Su una lattina trovata in seguito nel museo c’era scritto: “Questo è il sangue dei bambini del Donbass uccisi dall’esercito ucraino”.
Il progetto vincente di Alexander ritraeva i membri del Battaglione del Donbass, ovvero volontari ucraini andati al fronte per combattere contro gli scissionisti filorussi.
Erano persone di varie origini: designer, uomini d’affari, avvocati, operai etc. erano venuti da ogni parte dell’Ucraina, e molti di loro avevano già partecipato al movimento Euromaidan a Kiev. I battaglioni dei volontari rappresentavano un aspetto importante dello sforzo bellico ucraino nell’Ucraina dell’Est e sicurezza nel paese. All’incirca 50 battaglioni hanno avuto un ruolo nella difesa territoriale dell’Ucraina.
Avendo trascorso alcuni mesi con i manifestanti all’Euromaidan, Vasukovich confessa che è stato ossessionato dalla terribile bellezza del conflitto in sé.
“Ciò che era iniziato come un allegro carnevale è poi sfociato in morte e spari. Dopo Maidan volevo capire di più, impegnarmi in un dialogo più riflessivo con queste persone”, afferma. “Ecco perché sono andato nell’est dell’Ucraina – per comprendere meglio la situazione, per intervistare questa gente e capire ciò che passa nella testa di un uomo quando decide di andare in guerra”.
Ciò che era cominciata come un’onesta osservazione della vita quotidiana di soldati nuovi di zecca, si è trasformata in una storia abbastanza diversa: ad Alexander veniva chiesto spesso di fare foto commemorative dei membri del battaglione.
“Facevo le foto quando i ragazzi me lo chiedevano, e le inviavo alle loro famiglie e ai loro amici”, dice. “In seguito, grazie a loro ho appreso chi avrei dovuto cancellare dalla foto con una crocetta…”.
“Tra i volontari, solo pochi avevano alle spalle un addestramento militare. Perlopiù avevano ricevuto un addestramento veloce di circa due, tre settimane presso la sede della Guardia Nazionale prima di essere spediti in prima linea”, dichiara Vasukovich.
In una delle interviste di Alexander, un autista soprannominato Tankist (Carrista) si descrive come un nazionalista, dicendo che “un nazionalista è un patriota pronto ad agire”. Stava andando all’Euromaidan di nascosto, e guardava le notizie da casa. Sua moglie ha pianto quando ha deciso di partire. Alexander ha inviato la foto a sua figlia, da cui in seguito ha appreso che era stato ucciso.
Alexander ammette di essere stato ispirato dai volontari. “Erano pieni dell’idea romantica della guerra. Sono andati a combattere contro scissionisti malvagi, a difendere la loro patria. A me non interessava l’aspetto del conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione”, dice.
Purtroppo, le risposte alle domande di Alexander potrebbero essere prese da qualsiasi altro conflitto. Ancora una volta, si tratta della storia di gente che diventa uno strumento di affari politici, economici e perfino criminali. L’assenza di portata sociale, ingiustizia e corruzione. Metti insieme un buon sentimento patriottico, rabbia, disperazione, propaganda, e cospargi il tutto con un po’ d’amore. “Grazie alla propaganda, a volte la gente si odia per motivi praticamente inutili”, dice Vasukovich.
“Viviamo in una realtà dove il numero di morti ci lascia indifferenti. Tuttavia, quando guardi il volto di un uomo morto e sai dov’è stato ucciso, cominci a sentire qualcosa”, afferma. “Violando i limiti della rappresentazione, specialmente nelle storie di guerra, possiamo trovare nuovi modi per esprimere al meglio questo tragico mondo in cui viviamo…”.
Alcuni mass media russi hanno definito il progetto filonazista, e al momento Alexander è indagato per estremismo.