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C‘è un elemento di serendipità nella fotografia, specialmente nella fotografia documentaria, e ancor più quando si decide di lavorare come collettivo. Gli anni passeranno e continuerai a pensare a come per caso hai conosciuto i tuoi colleghi o avete iniziato un progetto di gruppo.
Nessuna eccezione per i portoghesi di COLECTIVO, nati come esperimento di sei fotografi tre anni fa, e oggi rappresentato da tre fotografi: António Pedrosa, Lara Jacinto e Miguel Proença, tutti e tre uniti da un forte interesse per la narrazione visiva. L’idea di lavorare insieme su progetti collettivi è venuta da una residenza artistica nel confine nord-orientale tra Portogallo e Spagna. Questa esperienza ha anche accese il loro interesse nell’esplorare ciò che resta di quegli artefatti antiquati chiamati confini europei. Negli ultimi due anni il gruppo ha seguito le linee invisibili che dividono i paesi europei. “Inizialmente pensavamo che le differenze tra Spagna e Portogallo erano maggiori …”, dicono, ma una volta capito che non era così, hanno deciso di estendere le loro indagini a tutte le frontiere europee interne. Oggi, dopo numerosi viaggi, ritengono che un confine abbia più somiglianze che differenze. “È uno spazio unico dove le comunità mutano reciprocamente, c’è una sorta di sfocatura tra le nazioni”.
I fotografi viaggiano indipendentemente in ogni paese e trascorrono il tempo alla ricerca di tracce visive lungo i due lati. Il risultato è una visione coerente, un vasto portfolio di fotografie su tutto ciò che accade – e non accade – lungo entrambi i lati del confine. Un’immagine molto lontana dal dramma che queste aree hanno vissuto non molti anni fa.
“Alla fine, un confine è soltanto una linea, nella vita quotidiana non esiste una cosa del genere”. Il loro progetto è forte, sereno, ottimista. In anni in cui i confini sembrano guadagnare una seconda vita tra regolamenti e controlli, COLECTIVO è in grado di offrire una visione che trascende le ultime notizie, essendo ancorata alla vita quotidiana di coloro che vivono in queste regioni di confine.
COLECTIVO è una nuova realtà, quasi istintiva nelle proprie dinamiche. “COLECTIVO è dove è iniziato tutto, è la nostra piattaforma creativa, che dà anche slancio a ciascun membro”. Non forzano un’omogeneità stilistica, ma la loro visione è il risultato di una ricerca costante, la quale porta a una chiara contaminazione. Volendo utilizzare quando possibile fotocamere analogiche, cercano di trovare un equilibrio tra lavoro commerciale e ricerca personale. La colla che li tiene insieme è bi-componente, la più forte: in parte professionalità, in parte amicizia. Con spazio per le discussioni, come ogni rapporto umano, e senza troppe introspezione: “Siamo una realtà giovane, abbiamo bisogno di tempo prima di mettere in discussione i nostri metodi. Proviamo a riparlarne tra cinque anni”.
E che così sia. Nel frattempo, attendiamo con trepidazione la fine del progetto Thin Line, a oggi completo per oltre due terzi completati. E il libro che intendono stampare.